La Cina ha impedito a Wikimedia Italia di entrare come osservatrice nell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale delle Nazioni Unite (Wipo), accusando la sezione italiana di Wikipedia di complicità nel diffondere fake news. Con la stessa motivazione, Pechino ha posto il veto anche sulle candidature di Wikimedia Francia, Germania, Messico, Svezia e Svizzera.
Wikipedia, l’enciclopedia più grande della rete Fonte: Wired
Il no della Cina
Wikipedia e i progetti Wikimedia, cioè le associazioni che si occupano di curare le pagine nazionali dell’enciclopedia online, si occupano di garantire il funzionamento di una fonte di informazioni libera e aperta al contributo di chiunque. Tutti i contenuti di Wikipedia sono protetti da una licenza libera, chiamata Creative Commons, che ne permette il riutilizzo per qualsiasi scopo a condizione di adottare la stessa licenza. Per garantire il miglior funzionamento possibile dell’enciclopedia e assicurare che la conoscenza possa essere accessibile e condivisibile liberamente, Wikipedia fa affidamento su politiche di copyright aperte e flessibili.
Per questo motivo, le diverse organizzazioni hanno chiesto di entrare come osservatrici nel Comitato permanente sul copyright e i diritti concessi (Sccr), organo del Wipo in cui vengono discusse e negoziate le leggi internazionali sul Copyright. Tuttavia, durante la riunione del Comitato, la Cina si è opposta apertamente all’ingresso delle sei sezioni nazionali del progetto Wikipedia, sostenendo un presunto ruolo dell’enciclopedia nel diffondere contenuti disinformativi e informazioni false. Una presa di posizione che non ha sorpreso nessuno, visti i precedenti veti del 2020 e del 2021, posti da Pechino nei confronti di Wikimedia foundation, l’organizzazione con sede a San Francisco responsabile del funzionamento di Wikipedia e dei diversi progetti Wikimedia a livello internazionale.
La risposta di Wikimedia
Secondo le dichiarazioni di Wikimedia Italia, la decisione cinese non ha tenuto conto dei principi fondamentali del Wikimedia: cioè la neutralità e l’obbligo di citare ogni fonte usata per produrre i propri contenuti. Inoltre, l’organizzazione ha sottolineato come i diversi progetti non abbiano la gestione di nessuna versione linguistica di Wikipedia, che quindi restano aperti al contributo di tutte e tutti.
“L’opposizione della Cina è senza precedenti nelle discussioni del comitato Sccr del Wipo e contraddice il regolamento stesso dell’organizzazione - si legge nel comunicato stampa diffuso dall’associazione -. Un paese singolo non può generalmente porre il veto alla partecipazione di gruppi della società civile nei comitati del Wipo. Tuttavia, nonostante i paesi del gruppo B, di cui fa parte anche l’Italia, abbiano sostenuto le candidature dei capitoli nazionali, Nicaragua, Bolivia, Venezuela, Iran e Russia hanno sottolineato di rinviare la decisione sull’accreditamento, per mancanza di unanimità”.
A causa di questa esclusione, i diversi progetti, o capitoli, non potranno partecipare alle discussioni internazionali sul copyright, con ovvie ripercussioni significative sul loro lavoro e su quello di tutti i progetti Wikimedia. “È essenziale che le nostre comunità, che producono conoscenza libera, coinvolgono milioni di volontari e realizzano benefici per miliardi di utilizzatori, abbiano una voce presso la piattaforma internazionale in cui si discute di copyright - ha sostenuto Iolanda Pensa, presidente di Wikimedia Italia -. I nostri progetti rispettano il diritto d’autore e hanno bisogno di una legislazione internazionale che permetta la collaborazione e la partecipazione dei cittadini attraverso la tutela del pubblico domino e l’apertura dei contenuti. Abbiamo bisogno di una voce affinché il valore dei nostri progetti e contenuti non siano assimilati alle grandi multinazionali di internet, perché noi non siamo una multinazionale: siamo cittadini che operano a vantaggio di altri cittadini e della società”.
Fonte: Wired